Disturbi urinari maschili, l’importanza dell’integrazione alimentare

L’iperplasia prostatica benigna (Ipb) e i disturbi della prostata devono essere affrontati dallo specialista urologo. Tuttavia in corso di terapia medica e a scopo preventivo occorre curare alimentazione e stili di vita: vanno evitati i grassi animali prediligendo la dieta mediterranea ricca di fibre integrali, frutta e verdura. Un paio di litri di acqua al giorno sono poi fondamentali. Consigliata l’attività fisica regolare, all’aria aperta, così da evitare sedentarietà e chili in eccesso. Stop ovviamente a fumo e alcol.

Un ruolo importante è quello degli integratori: sono conosciuti a tutti gli effetti degli estratti di Serenoa repens, ma anche altri principi attivi meno noti che svolgono un’azione di contrasto dell’Ipb e agevolano il flusso urinario. Ad esempio:

  • l’avocado, noto per la sua potente azione antinfiammatoria;
  • la soia;
  • il pomodoro.

Questi e altri principi attivi sono ricchi in particolare di:

  • zinco, presente anche in carni rosse e alcuni tipi di frutta secca e dotato di effetti antiossidanti;
  • licopene, un carotenoide estratto anche dal pomodoro;
  • selenio.

Va ricordato che questi integratori sono usualmente molto ben tollerati, ma richiedono spesso cicli di terapia lunghi per manifestare appieno le loro potenzialità. Esistono invece alcuni cibi che mostrano un effetto irritante sul tratto urinario e che quindi dovrebbero essere ridotti negli over 50. Tra questi la birra, gli insaccati, le spezie e gli alimenti piccanti, i superalcolici, il caffè, il cioccolato, formaggi e pesci grassi, i frutti di mare e i crostacei.

50 anni, è ora di pensare alla salute urinaria

Secondo la Società italiana di urologia meno del 20 per cento degli uomini italiani si sottopone a visite di prevenzione. Un’indagine presentata nel 2019 dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori ha inoltre lanciato un allarme: l’80 per cento dei maschi adulti italiani non è mai stato dall’urologo in tutta la vita. È in particolare a partire dai cinquant’anni che tutti gli uomini dovrebbero ricorrere a regolari visite urologiche: a quest’età, infatti, che la prostata inizia a necessitare di più attenzione.

Alcuni segnali sono da tenere sott’occhio e da riportare al medico:

  • l’aumento della frequenza minzionale diurna e notturna;
  • l’urgenza minzionale, ovvero la presenza di uno stimolo impellente;
  • la riduzione nella forza del getto urinario.

Questi fattori, come noto, possono essere un segnale di iperplasia prostatica benigna (Ipb), cioè un ingrossamento progressivo che produce una compressione dell’uretra e quindi un’ostruzione del flusso urinario con i sintomi sopra descritti.

L’Ipb colpisce all’incirca il 14 per cento della popolazione maschile di età superiore ai 50 anni e l’incidenza aumenta con l’età.

Non dimentichiamo che un ristagno di urina in vescica, favorito dall’Ibp, può aumentare il rischio di proliferazione batterica e quindi di infezioni urinarie che, non a caso, aumentano dopo i cinquanta. A quest’età possono manifestarsi più facilmente anche le prostatiti, causate da batteri intestinali che percorrono l’uretra. Si presenta con un dolore all’inguine o alla bassa schiena, problemi urinari e con fastidi durante i rapporti sessuali.

Che cos’è la Serenoa repens?

Pianta tipica del Nord America, la Serenoa repens produce frutti contenenti principi attivi già noti agli indiani della Florida per il trattamento dei disturbi urinari. Oggi i suoi estratti sono impiegati in integratori alimentari per controllare la sintomatologia urologica legata all’iperplasia prostatica benigna (Ipb), i disturbi urinari negli uomini e la diminuzione del desiderio sessuale imputabile alla stessa Ipb. La usa azione antinfiammatoria sul tratto urinario e sui testicoli è dimostrata da una cospicua letteratura scientifica.

La Serenoa repens è mediamente ben tollerata, anche se in presenza di sintomi urinari è sempre consigliabile il consulto medico per l’impostazione di un’eventuale terapia medica. Gli effetti indesiderati sono piuttosto rari e di lieve entità. In caso di specifiche ipersensibilità individuali verso il principio attivo stesso l’assunzione deve essere valutata dal medico. Discorso analogo in caso di patologie oncologiche in corso o pregresse.